GROTTA BARBARA
Questa piccola cavità si apre su un tratto di costa molto scosceso poco oltre l’insenatura della Cava d’Alabastro sulla quale si affaccia il Riparo Blanc. Non sembra che la grotta, denominata così, negli anni 70, dal prof. Marcello Zei, sia compresa in quelle segnalate da A.C. Blanc.
La base della grotta si trova a circa 7 metri sul livello del mare su cui si affaccia direttamente esponendo il riempimento interno all’azione delle mareggiate da S e SW. Il piano interno in leggera ascesa è costituita da pietrame calcareo a spigoli molto smussati; le pareti delle grotte sono interessate fino all’altezza di circa 2 metri e mezzo dal piano della grotta stessa da lembi di breccia e di spiaggia fossili tenacemente cementati, relitti di un antico sedimento asportato dalle azioni dinamiche costiere. Sulle stesse pareti a circa m. 1,20 dalla superficie della grotta e quindi ad oltre 8 metri dal livello del mare, si osservano numerose perforazioni di molluschi litodomi che appartengono, come è stato altrove più volte rilevato, al mare Tirreniano che nell’interglaciale Riss-Wurm (OIS 5e) bagnava le nostre coste alcuni metri sopra l’attuale livello. Dal 1982 a 1989 sono stati effettuati dall’Istituto di Paletnologia dell’Università di Roma alcuni saggi nel riempimento della grotta su di una superficie totale di circa 12 mq. e ad una profondità variabile, senza però mai raggiungere la base del deposito. Lo scavo ha dimostrato che grotta Barbara fu dapprima abitata dall’Uomo di Neandertal (“cultura” Musteriana) e poi dai primi Homo Sapiens che giunsero al Circeo (cultura Aurignaziana).

Sulle stesse pareti a circa m. 1,20 dalla superficie della grotta e quindi ad oltre 8 metri dal livello del mare, si osservano numerose perforazioni di molluschi litodomi che appartengono, come è stato altrove più volte rilevato, al mare Tirreniano che nell’interglaciale Riss-Wurm (OIS 5e) bagnava le nostre coste alcuni metri sopra l’attuale livello. Dal 1982 a 1989 sono stati effettuati dall’Istituto di Paletnologia dell’Università di Roma alcuni saggi nel riempimento della grotta su di una superficie totale di circa 12 mq. e ad una profondità variabile, senza però mai raggiungere la base del deposito. Lo scavo ha dimostrato che grotta Barbara fu dapprima abitata dall’Uomo di Neandertal (“cultura” Musteriana) e poi dai primi Homo Sapiens che giunsero al Circeo (cultura Aurignaziana). Nei livelli musteriani gli strumenti rinvenuti in situ sono circa un centinaio: i raschiatoi sono rari, molto più numerosi i denticolati e i coltelli a dorso. I resti di fauna più frequenti sono riferibili al Cervo e al Daino, seguiti da quelli di Stambecco. Le ossa sono molto frammentate e le strie di macellazione frequenti. La microfauna a mammiferi (i piccoli roditori riflettono l’ambiente immediatamente circostante con più precisione che non i grandi animali) è composta principalmente dal topo campagnolo e dall’arvicola dei prati. Lo studio della macrofauna e della microfauna, quindi, indica un ambiente misto a prateria e bosco ed un clima non particolarmente freddo. L’analisi tipologica degli strumenti litici e i dati stratigrafici concordano per un’età probabilmente avanzata per il Musteriano di grotta Barbara, un momento leggermente antecedente all’Aurignaziano.
L’Aurignaziano è rappresentato da un centinaio di strumenti ritoccati e da abbondanti scarti di lavorazione. Gli strumenti sono principalmente rappresentati da grattatoi, i bulini non sono numerosi ed accompagnati da incavi, denticolati, becchi, troncature, lame ritoccate, scagliati. Sono state ritrovate nove punte in osso, più o meno frammentarie. Nella fauna la scoperta dell’asino idruntino (il cosiddetto asino delle steppe) in questo livello indica un ambiente più aperto e dunque un clima più arido rispetto a quello che aveva accompagnato la deposizione del livello musteriano.