GROTTA BREUIL
Il rifugio degli ultimi Neandertaliani

La grotta, situata all’estremità occidentale del promontorio del Circeo, a circa un chilometro di distanza da Torre Paola, si apre in una piccola insenatura rivolta a sud-ovest al termine del fianco scosceso del Monte Circeo che prende il nome di “Precipizio”. Essa fu scoperta nel 1936 da A.C. Blanc durante un’esplorazione sistematica delle grotte del promontorio, insieme a L. Cardini, H. Obermaier e all’abate H. Breuil (famoso paletnologo francese), a cui, appunto la caverna è stata dedicata. Al tempo della scoperta, il deposito della grotta suscitò un grande interesse in A.C. Blanc, dato che era uno dei pochi, ancora rimasti, di notevole consistenza. Ma lo scavo sistematico del giacimento è iniziato solo nel 1986 da parte dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana, in collaborazione con la sezione di Antropologia del Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo dell’Università “La Sapienza” di Roma. Le campagne di scavo, tuttora in corso, dirette dal prof. A. Bietti hanno restituito numerosi ed importanti resti faunistici, resti umani ed industria litica. I primi studi sui materiali rinvenuti ci permettono di affermare che grotta Breuil fu abitata dall’Uomo di Neandertal, ce lo testimoniano non solo le migliaia di manufatti in selce di piccole dimensioni (industria litica pontiniana) ma anche i reperti fossili umani rinvenuti al momento frammentari e in diverse posizioni stratigrafiche: un frammento di parietale e due denti molari, tutti di chiara morfologia neandertaliana.

L’accumulo dei resti faunistici della grotta è da attribuirsi quasi esclusivamente all’opera dell’Uomo: venivano cacciati soprattutto lo Stambecco e il Cervo. Si selezionavano per l’abbattimento individui adulti e dopo la caccia la preda veniva riportata intera al sito e tracce riferibili ai vari stadi del trattamento della carcassa (dallo spellamento al consumo) sono state riscontrate sui resti faunistici. Le indicazioni stagionali, fornite dagli stadi di eruzione ed usura dei denti degli animali cacciati, suggeriscono un’occupazione della grotta dall’autunno all’inizio della primavera.. I resti dell’avifauna (sono state riconosciute 39 specie diverse, tra queste, le più importanti sono rappresentate dal gracchio comune e dal gracchio corallino) indicano un clima temperato-fresco (più freddo di oggi) più o meno come quello attualmente presente nell’Europa centrale, con habitat abbastanza variati, indicati da specie boschive, altre di zone rocciose e di aree aperte.

Molto interessanti sono i nuovi risultati ottenuti dall’analisi delle microtracce d’uso visibile sui manufatti litici. Questi studi sono molto importanti perché permettono di risalire all’azione svolta dagli strumenti di pietra fabbricati dall’uomo. Nel campione archeologico proveniente dallo strato 6 di grotta Breuil si sono osservate tracce di usura relative all’attività di macellazione, alla raschiatura delle pelli e alla lavorazione del legno. Tre utensili presentano, strie caratteristiche dell’attività di desquamazione dei pesci. Recentemente una datazione eseguita con il metodo della “Risonanza elettronica di spin” (ESR), su alcuni campioni provenienti dalla parte superiore della sequenza stratigrafica, ha fornito un’età di circa 33.000 anni da oggi: si tratterebbe di una datazione piuttosto recente per un insediamento dell’Uomo di Neandertal, una fase molto tarda della sua esistenza come specie. Questo vuol dire che circa 35-33.000 anni fa, quando nell’Italia del Nord l’Homo Sapiens era presente già da alcuni millenni, al Circeo vivevano ancora degli uomini di Neandertal, gli ultimi prima della loro estinzione. Chissà se avevano incontrato quegli strani esseri dal corpo più slanciato del loro, dalla pelle olivastra, dalla faccia piccola sotto la fronte e dai lineamenti vagamente infantili, esseri appartenenti alla specie “vincente” che da allora sarà l’unica a popolare la Terra.