GROTTA GUATTARI
Dove il tempo si è fermato 50.000 anni fa.

Il 24 febbraio 1939 fu fatta al Circeo una scoperta sensazionale per la Paleontologia Umana. Alcuni operai che eseguivano lavori di scasso per l’estrazione di pietra calcarea alla base della collina del Morrone (estremità orientale del Promontorio) nella proprietà dell’albergo Guattari (oggi Hotel Neanderthal) misero in luce l’ingresso di una grotta non molto profonda che si articolava in antri secondari. Il suolo, come potè constatare anche il prof. Blanc che penetrò nella cavità il giorno seguente, era letteralmente cosparso di ossa fossili che giacevano mescolate a pietrame. I fossili e le pietre erano ricoperti da concrezioni calcaree di aspetto coralliforme; furono subito riconosciuti resti di Cervo, Bue Primigenio, Capriolo, Daino, Cavallo, Iena. In un antro terminale, poi denominato Antro dell’Uomo, fu fatta la scoperta più importante: giaceva abbandonato sulla paleosuperficie della grotta un cranio fossile di Uomo di Neandertal in buone condizioni di conservazione, un altro resto fossile neandertaliano, una mandibola, fu raccolta tre giorni dopo a poca distanza dal cranio. Il prof. Blanc, che per primo studiò il cranio, vi riconobbe due mutilazioni prodotte ab antiquo: una alla regione temporo-orbitale destra ed una intorno al forame occipitale. Lo studioso osservò che l’allargamento simmetrico intorno al forame era identico a quello praticato in epoche recenti dai cacciatori di teste melanesiani per estrarre il cervello dal cranio della loro vittima e mangiarlo in osservanza a pratiche rituali. Queste ed altre osservazioni indussero a considerare verosimile l’ipotesi che i cranio del Circeo avesse rappresentato una testimonianza di pratiche di cannibalismo rituale diffuse in Euro il Paleolitico. Un’interpretazione che non è stata contrastata per mezzo secolo e che da ipotesi divenne un esempio paradigmatico, un’icona. Lo scavo intrapreso nel riempimento della grotta rilevò alla base una spiaggia fossile tirreniana (livello 7) a Strombus bubonius, appartenuta cioè al caldo mare interglaciale che invadeva la cavità prima della regressione marina wurmiana. Gli strati sovrastanti la spiaggia tirreniana (livelli 5,4,2,1,) contenevano industria litica musteriana su ciottolo (Pontiniano) e resti di faune che vissero nella zona durante l’ultimo Glaciale. A partire dagli anni Ottanta, tuttavia, in seguito a moderni studi tafonomici, etologici ed analitici condotti in particolare da antropologi americani, furono sollevati molti dubbi sulla interpretazione di Grotta Guattari quale testimonianza di sito rituale dei neadertaliani.

Il reperto originale del Circeo fu nuovamente analizzato e gli esperti, pur riconoscendo che i danneggiamenti erano stati prodotti in tempi preistorici, non trovarono prove di intervento umano. Neanche una sola traccia di scarnificazione e manipolazione da parte della presunta banda di cannibali, anzi ritennero che le fratture sul fossile avessero caratteristiche di agenti non umani. Nel corso del Simposio internazionale “The fossil man of Monte Circeo. Fifty years of studies on the Neandertals in Latium”, svoltosi a Sabaudia nell’ottobre 1989 quasi tutti gli studiosi, convenuti da ogni parte del mondo, accettarono la nuova interpretazione secondo la quale Grotta Guattari altro non era se non una tana di carnivori (almeno nelle ultime fasi di formazione del deposito) e il cranio neandertaliano, sul quale sono numerose, le tracce di denti, un avanzo di pasto di tali animali, segnatamente di iena maculata.

In occasione della stessa Riunione scientifica furono presentati inoltre i risultati degli studi tafonomici e delle datazioni assolute effettuati sui reperti paleontologici giacenti sulla paleosuperfice della grotta e sui resti faunistici degli strati sottostanti. Sulla base di questi nuovi dati potremmo ricostruire la storia della frequentazione della grotta nel modo seguente: la cavità venne occupata dall’Uomo di Neandertal all’inizio dell’ultimo periodo glaciale (intorno a 75.000 anni fa, livello 5), dopo alcun millenni di occupazione umana la presenza dei cacciatori neandertaliani si riduce progressivamente, fino a scomparire intorno a 55.000 anni fa (livello 1).


In quell’epoca, probabilmente, una frana occluse parzialmente la grotta allontanando definitivamente gli uomini e lasciando campo libero alle iene. Questi predatori fecero della Grotta (circa 50.000 anni fa), la loro “maternity den”, la tana cioè dove accumulavano resti di cibo per i cuccioli. Una tana di iene, dunque, non un luogo destinato ad antichissimi riti antropofagi. Infine, un altro crollo di massi sigillò completamente la Grotta , il processo di riempimento e l’orologio del tempo si arrestarono, tramandandoci per oltre cinquanta millenni un suggestivo, remotissimo ambiente della Preistoria.