E’ una imponente cavità dalla struttura a forma di cupola che si apre nel versante Sud (Quarto caldo) del Monte Circeo, a pochi metri sul livello del mare.La grotta deve il suo nome al fatto che, in passato, i pastori vi ricoveravano le loro greggi. Talvolta tuttavia, viene erroneamente chiamata anche “grotta della Maga Circe”, e qualche dépliant o cartolina la raffigurano con questo nome forse per disinformazione o malintesa promozione turistica. La “vera” grotta della Maga Circe , raggiungibile solo dal mare, si apre in realtà molto più ad occidente, alla base della maestosa fiancata del Monte Circeo conosciuta come “il Precipizio”.
La grotta delle Capre è sicuramente la grotta più conosciuta al Circeo ed uno dei più significativi luoghi d’interesse preistorico dell’area pontina. Infatti, presenta sulle pareti, lungo tutto il perimetro interno a circa 8 metri sull’attuale livello del mare uno stupendo solco fossile di battigia, interessato da perforazioni di molluschi litodomi. Non vi dubbio che si tratta della testimonianza di un antico livello marino correlabile ad un mare caldo interglaciale, più alto dell’attuale.
La grotta fu visitata nell’800 da insigni studiosi, come il Brocchi e Issel, i quali notarono subito sia il solco fossile che le perforazioni di litodomi. Queste testimonianze, però, furono ritenute da Issel una prova della sua teoria sui “bradisismi”, ossia delle oscillazioni lente del suolo.
Solo più tardi, altri studiosi (e lo stesso Issel), ammisero la possibilità che fosse stato il livello marino ad oscillare durante il Quaternario. In altri termini, fu dato credito alla teoria dell’Eustatismo glaciale che, in breve, così spiega i fenomeno: durante i periodi glaciali una grande quantità di acqua viene sottratta al ciclo idrico fissandosi sotto forma di spesse calotte di ghiaccio; il livello del mare diminuisce sensibilmente (regressione marina) e i territori costieri si dilatano.
Durante i periodi interglaciali, fondendosi gran parte dei ghiacciai continentali, una ingente quantità di acqua viene restituita al mare che sale di livello occupando gran parte delle pianure costiere (trasgressione marina).
Circa 120.000 anni fa durante l’Interglaciazione Riss-Wurm (OIS 5e) il mare, più alto dell’attuale (trasgressione marino tirreniana) e più caldo, invadeva gran parte della pianura pontina circondando e praticamente isolando il promontorio del Circeo.
Si calcola che a quell’epoca il livello del mare fosse circa 8 metri al di sopra del livello attuale. Come si è potuta determinare l’altezza del mare? E’ molto semplice: il mare ha lasciato vistose tracce del suo livello tramite i fori nella roccia lasciati dai litodomi (quelli che volgarmente si chiamano datteri di mare): esiste in quasi tutte le grotte del Circeo una fascia di fori lasciata da questi molluschi che termina proprio all’altezza di circa 8 metri.
La grotta che presenta queste tracce nel modo più evidente è proprio la grotta delle Capre: oltre alla fascia dei litodomi è ben visibile anche il solco di battigia che indica il livello del mare in quel periodo.
Nel 1936 A.C. Blanc intraprese uno scavo che ci consente di ricostruire la storia di questa cavità e di avere un’immagine dell’ambiente ecologico quaternario del territorio durante la Preistoria. E’ particolarmente interessante notare l’associazione, nel sedimento della grotta (livello 5), di resti di ippopotamo (animale di clima caldo), con frustoli di carbone di abete (tipica specie arborea che indica clima freddo).
Evidentemente la recrudescenza climatica che aveva abbassato il clima altimetrico dell’abete al livello del mare, non era tale da impedire in quell’ambiente la sopravvivenza dell’ippopotamo.
E’ probabile che gli acquitrini litorali, dove la termoregolazione dovuta alla vicinanza del mare doveva attenuare i rigori del clima glaciale, abbiano costituito l’ultimo rifugio dei pachidermi “caldi”.